Lavoro, disponibilità e intraprendenza. I tre ingredienti che, secondo Paolo Di Canio, hanno contribuito all’inizio di stagione positivo della Lazio di Baroni, accolto inizialmente con scetticismo:
“Siamo abituati a privilegiare il nome importante perchè fa immaginare che potrebbe succedere qualcosa di grande, d’altra parte se il nome è diventato tale è perchè ci sono stati risultati“, dice Di Canio a margine della Mediolanum Padel Cup – in corso al Villa Pamphili Padel Club di Roma – dove è impegnato nel “derby” di padel con Perrotta, Candela e Fiore. “Per la Lazio è un discorso che vale ancora di più: la squadra ha fatto molto bene negli ultimi anni sia in campionato che in coppa, è arrivata seconda con Sarri e c’erano giocatori affermati, quelli che poi determinavano la vittoria, da Felipe Anderson a Immobile. Poi è arrivato un cambio radicale tecnico tattico con Baroni. Un allenatore che ha avuto solo esperienze con squadre in zona salvezza e questo sembrava un ridimensionamento, almeno sulla carta. Così anche per giocatori come Tavares, che aveva giocato poco, o Dia e Noslin, pure abituati a lottare per la salvezza. Nessuno si aspettava questa partenza – continua Di Canio – ma il lavoro paga, Baroni voleva dimostrare di essere adatto a una piazza importante e ha lavorando in silenzio, seriamente, i giocatori si sono messi a disposizione. È una squadra veloce, muscolare, non ha molta fantasia ma ha qualità, intraprendenza e tecnica applicata dala tre quarti in su. Sembra una squadra che gioca insieme da diversi anni, lo spartito è lo stesso ed è una cosa positiva, perché tutti sanno cosa fare. Quando accade qualcosa di genere c’è stupore, ma aspettiamo perché la stagione è ancora lunga”.