Nel corso della trasmissione “Quelli che…” in onda sui 98.100 di RadioseiLazio è intervenuta Rebecca Corsi vicepresidente, amministratore delegato dell’Empoli e consigliere della Lega Calcio, intervistata dal nostro direttore Guido De Angelis. Di seguito le sue parole:
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L’Empoli è una realtà che suo padre è riuscito a creare negli anni, è riuscito a mantenere alto il livello per tutti questi anni
“Assolutamente sì, ha avuto delle grandi intuizioni, ha fondato una filosofia che si basa sui giovani che ancora oggi è alla base della nostra squadra. Da Empoli sono passati tanti grandi giocatori e allenatori da Empoli ed il merito è di mio padre. Lui vive di calcio, quel rettangolo verde gli tira fuori delle ispirazioni, dice che il calcio è la sua prima moglie. È un grande intenditore di calcio e ha avuto la fortuna di incontrare persone giuste nel momento giusto, si diverte a vedere anche le partite del settore giovanile per individuare talenti futuri”.
Avete in giro per l’Italia tanti osservatori, è rimasta una vostra grande forza?
“L’osservatore è una figura fondamentale, si può andare avanti quanto vogliamo con la tecnologia, ma c’è qualcosa che solo avendo davanti un calciatore e vedendolo giocare puoi vedere. Abbiamo molti osservatori in Toscana e alcuni in Italia, cercando di avere una copertura totale, anche tramite le affiliazioni”.
C’è un denominatore comune tra Lazio ed Empoli, che impronta ha lasciato Maurizio Sarri?
“Maurizio ha dato una svolta alla storia dell’Empoli, se abbiamo raggiunto quello che abbiamo ragigunto è merito suo. Venivamo da un momento in cui sembrava dovesse essere esonerato, poi una partita a Lanciano ha cambiato le sorti della sua avventura, abbiamo vinto e da lì è partita la cavalcata per la Serie A l’anno successivo. Poi Maurizio è andato a Napoli verso altre glorie. In moltissimi scudetti degli ultimi anni c’è l’Empoli, penso a Di Lorenzo o ad Asllani, Bennacer, Paredes, e a molti altri”.
Che effetto ha fatto trattare Vicario con il Tottenham?
“Lo abbiamo preso in prestito e abbiamo fatto il primo anno insieme, riscattandolo l’anno successivo per una cifra alta in ottica di immediata vendita, ma poi abbiamo convinto mio padre a tenerlo. Oggi è uno dei migliori portieri della Champions”.
E stato tuo padre a coinvolgerti?
“Mio padre è sempre stato scettico su di me nel mondo del calcio, perchè comunque c’è una mentalità italiana di vecchio stampo. Io ho studiato marketing e comunicazione, ho poi preferito spostarmi ad occuparmi di calcio e di marketing e amministrazione”.
Avete in mente di fare lo Stadio?
“Abbiamo presentato il progetto a luglio e stiamo lavorando con i vari partner, oltre ai vari colloqui con i costruttori e sponsor. Ci limitiamo a fare una piccola bomboniera di 18.000 posti dove si potrebbero giocare anche delle amichevoli della Nazionale. Sparirà la pista di atletica intorno al campo”.
Di Matteo Selli