Al termine della sfida del lunedì sera tra Lazio e Verona, che chiude la quarta giornata di Serie A Enilive, arrivano come di consueto le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis. Ecco voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match dello stadio Olimpico di Roma.
PROVEDEL 6,5 – I due errori col Milan hanno fatto tanto parlare di lui, facendo tornare alla mente alle dichiarazioni in estate su Cataldi capitano e ai malumori del club. La realtà è che al netto di qualche incertezza e sbavatura della scorsa stagione, il nostro estremo difensore è tra gli ultimi problemi della Lazio. Per la quarta volta su quattro, il primo pallone della sua partita è quello che raccoglie dalla porta. Al 18’ evita il clamoroso gol da calcio d’angolo di Lazovic. Al 38’, a gioco fermo, compie una parata prodigiosa su Kastanos; passano tre minuti e sbaglia la misura del rinvio, concedendo la conclusione agli ospiti. Nella ripresa è provvidenziale nelle prese alte, e infonde sicurezza al reparto.
LAZZARI 6,5 – L’arrivo di Nuno Tavares, più portato a spingere che a difendere, e il contestuale schieramento con due ali e due punte rischia – paradossalmente – di dover sacrificare il nostro “trenino” per garantire alla squadra equilibri: pensare ad una Lazio sistematicamente con due terzini di spinta (Tavares-Lazzari), due ali offensive (Zaccagni-Isaksen/Tchaouna) e due attaccanti sembra complicato. Eppure, Baroni continua – giustamente – a dar fiducia al nostro Speedy Gonzales. Disputa una prima frazione intelligente, ma la prestazione negativa di Isaksen non gli consente mai di scendere al cross: il danese viene servito ma non restituisce mai la sfera all’ex SPAL, che si trova spesso nella terra di nessuno. Ripresa di grande applicazione, al 78’ compie una “parata” di corpo che salva una rete. Determinante, esce per il recupero.
MARUSIC SV – Le prestazioni con il Montenegro durante la sosta hanno confermato un calo vistoso, non tanto di condizione quanto di capacità di concentrazione. Tra i nostri nazionali è stato il calciatore impiegato di più, e ha perso la titolarità. Entra per gli ultimi tre minuti più recupero e se la cava nei duelli.
GILA 5 – Torna in campo dopo quattro mesi e la sua vita e le gerarchie sembrano cambiate: l’ultima stagione è stata quella dell’esordio da titolare in Serie A e in Champions League: per la prima volta si era affacciato al calcio che conta ed era stato la sorpresa della Lazio. Quest’anno il nostro status è cambiato e lo spagnolo deve già essere un pilastro della retroguardia. La sensazione è che sia, per caratteristiche, il calciatore più idoneo a seguire le richieste di Baroni, che del resto sono molto simili a quelle di Tudor, con cui aveva ben figurato per aggressività, dinamismo e propensione a difendere in avanti. Primo quarto d’ora disastroso: sul gol del Verona commette un errore di lettura gigantesco. Non indovina un anticipo, tiene troppo la palla, e al 38’ rischia la frittata in uscita e viene salvato dall’arbitro, che fischia un fallo fermando Kastanos a tu per tu con Provedel. Al 44’ si becca un giallo sacrosanto per un vistoso placcaggio su Harroui. Aveva sbagliato per l’ennesima volta i tempi dell’intervento. Commette due errori da matita blu in impostazione anche nella prima metà della ripresa, poi regala un calcio d’angolo per una disattenzione ingenua. Dopo l’orrore di Rovella in uscita, commette un liscio pauroso in mezzo all’area e deve ringraziare Lazzari. Fortunatamente, qualche minuto dopo è determinante nel chiudere in scivolata e smorzare la sfera sul portere. Un macello, sembrava quello delle prime partite alla Lazio.
ROMAGNOLI 5,5 – L’arrivo di Gigot e il rientro di Gila, con Patric da non relegare al dimenticatoio, se non altro non gli permettono di adagiarsi. Nelle prime uscite ha fatto fatica, ma resta lui a dover comandare la difesa, per curriculum e leadership nello spogliatoio. Fuori tempo al 7’, rischia il giallo, dieci secondi dopo si fa attrarre dalla palla e il Verona va in porta e segna con Tengstedt. La coppia con Gila non sembra funzionare granché: il gol che subiamo nel primo tempo non è da categoria. Nella ripresa ha il merito di non perdere la testa e di gestire con puntualità i duelli aerei. Ma dietro, quest’anno, si balla.
NUNO TAVARES 6,5 – Dopo una stagione in Inghilterra fatta di 90 minuti in campo in oltre dieci mesi, col Milan ha sorpreso tutti al debutto, palesando doti fisiche e di accelerazione indubbie, rese ancor più brillanti dalle praterie lasciate da un rivale che difendeva a centrocampo. È chiamato a fugare tre dubbi: il primo sulla tenuta fisica, il secondo relativo alla capacità di sfondare anche contro difese più basse e rocciose, il terzo sull’attenzione in fase difensiva. Nei primi 45’ va meglio in fase difensiva che in fase di spinta, e al 46’ fa un’ottima diagonale salva-risultato su Tchatchoua. Nella riprese si limita a contenere e, sporadicamente, si sovrappone con cavalcate che fanno rumore, come quando al 70’ ara la fascia e si prende un corner. Da vero diesel, carbura col passare dei minuti e nel finale non lo tengono più: o provano a triplicarlo, o spendono il giallo. Gioca gli ultimi 10’ più recupero in maniera impeccabile: per due volte Dia e Noslin lasciano arrivare l’Hellas sulla sua fascia indisturbati, per due volte si trovano davanti un gigante.
ROVELLA 6- – Nella seconda parte della sua prima stagione a Roma era rimasto ai box per una fastidiosa pubalgia, ma in assoluto Sarri gli aveva preferito Cataldi nei big match (derby, Champions League). La società in estate gli ha tolto il competitor, così l’ex Genoa è l’unico della rosa a poter ricoprire il ruolo di playmaker, che secondo me gli si addice comunque poco. Un rischio sia a livello fisico che a livello tattico, dunque. Dinamismo e generosità non mancano, neppure una certa eleganza nella postura, ma la ricerca della profondità e la visione di gioco – per usare un eufemismo – non sono il suo forte. Al quarto d’ora sfiora l’eurogol all’incrocio dei pali, trovando un attento Montipò. Poi, deve coprire troppo campo, è spesso fuori tempo, viene ammonito e rischia tanto. Anche nella ripresa, quando arranca e piano piano diminuisce i giri del motore. Al minuto 78 ci fa perdere una o forse due vite quando, tutto solo in regia, regala la sfera al Verona: Lazzari mura e salva un gol. Baroni, inevitabilmente, lo leva senza neppure aspettare il corner scaligero. Reggere con lucidità, con il lavoro da fare, sarà durissima.
VECINO SV – Entra a 10’ dal termine e si limita a tenere la posizione. Non è giudicabile.
GUENDOUZI 6,5 – Al termine della campagna acquisti, anche il francese è rimasto senza un vero sostituto in rosa: deve correre a tutto campo, cantare e portare la croce, fare filtro, impostare, imbucare per gli esterni, riempire l’area e anche cercare l’ultimo passaggio. I due centrali sono chiamati a un dispendio di energie incredibile, confermato dai dati delle distanze percorse nelle prime tre giornate, ma per Baroni il nostro “capellone” è un mediano nato e il mister lo ritiene imprescindibile. Primo tempo da 5 in pagella, nel secondo tempo comincia a ingranare e si ricorda di dover essere leader carismatico della squadra: detta i tempi di gioco, resiste alle prime pressioni e fa muovere la squadra. Nell’ultimo quarto di gara sradica una miriade di palloni, consentendoci di respirare e di non subire il forcing del Verona. Ripresa da Guendouzi.
ZACCAGNI 7 – Il paradosso del nuovo schieramento con due soli centrocampisti è che il nostro calciatore con più qualità debba allontanarsi dalla porta per far partire l’azione: le nostre ali destre (Isaksen, Tchaouna, Noslin) aiutano poco o niente in copertura (quanto ci manchi, Felipe…), così l’arciere deve abbassarsi parecchio. Lo scorso anno aveva deciso la sfida dell’Olimpico contro la sua ex squadra, questa sera nei primi 20’ confeziona due pregevoli assist per le reti di Dia e Castellanos. Molto mobile, recupera tanti palloni, prova a prendersi un rigore alla mezzora e un minuto dopo fa ammonire il disperato Tchatchoua. Stremato, dal 70’ in poi cerca di gestirsi, ma tenta comunque di impensierire il portiere rivale con due conclusioni dalla distanza. Esce all’89’ quando non ne ha più. Dopo aver sfoderato un’altra performance importante.
NOSLIN SV – Entra nel finale per Zaccagni con il compito di tenere qualche pallone nel recupero. Non ci riesce.
DIA 7 – Si è presentato in settimana parlando di un gruppo senza gerarchie, ma è abbastanza evidente che dal rendimento in zona gol del francese dipenderà molto del nostro piazzamento finale in campionato e del rendimento in Europa. Sembra perfetto per la duttilità e il calcio non posizionale professato dell’allenatore: a tratti fa il trequartista, a tratti la seconda punta, a tratti il centravanti, sempre col giusto piglio e con attitudine a sacrificarsi per i compagni da primo difendente. Comincia alla grande, non per il gol al quinto minuto, ma perché nei due minuti precedenti viene a recuperare e gestire due palloni davanti alla difesa, da calciatore totale. Anche nella ripresa fa solo cose astute e funzionali: al 49’ apparecchia per la conclusione di Dia, al 60’ chiama al miracolo Montipò. Impreciso all’83’ nella gestione di un regalo difensivo del Verona: invece di mettersi ancora in proprio, serve Zaccagni, che non trova la porta.
ISAKSEN 5 – Due ingressi buoni con Udinese e Milan e una mezzora soddisfacente con la nazionale danese sono dei discreti biglietti da visita per il “biondino”, che per diventare un’arma importante deve lavorare tanto, specialmente nella fase difensiva. Intanto, le ultime prestazioni incoraggianti (e le difficoltà di Tchaouna e Noslin) gli fanno nuovamente assaggiare una titolarità che mancava da fine aprile (5 mesi) proprio un Lazio-Verona. Morbido, intimorito, nella prima metà della ripresa non si vede mai, così Baroni inserisce Tchaouna. Non c’è niente da fare, non ingrana.
TCHAOUNA 6 – Entra in campo caldissimo e con un fulmine a ciel sereno per poco non la infila all’incrocio dei pali, togliendo la ragnatela. Al secondo pallone, scaglia un missile col mancino, altro ottimo intervento del portiere. Sul corner che segue, batte il miglior calcio d’angolo della serata. La sensazione è che, se sgravato di eccessivi compiti difensivi, possa cominciare gradualmente a incidere. Andrà rivisto, ma dopo i pessimi segnali col Milan, è sembrato vivo e arruolabile.
CASTELLANOS 7 – Due gare su tre in gol, tanta fame e la meritata convocazione con l’Argentina di Scaloni: non è il momento di fermare il “Taty”, che infatti, nonostante i viaggi intercontinentali, parte nuovamente dall’inizio, confermandosi l’erede di Immobile. Primo quarto di gara in cui deve prendere le misure su Coppola, che lo anticipa in tutti i duelli aerei, ma non sul gol da corner, che vale il 2-1. Si sbatte come un pazzo senza mai risparmiarsi. Purtroppo anche nella ripresa, per non mollare un pallone che sia uno, “paga” un tackle sulla trequarti, sente dolore e chiede il cambio. Incrociamo le dita, davvero: forza, Taty!
CASTROVILLI 5 – Con il Venezia alla prima giornata era entrato soltanto per il recupero, quest’oggi ha a disposizione una mezzora scarsa di gioco per farci vedere se è ancora giocatore, e prendere la confidenza col campo in gara ufficiale. Non la gioca bene: tenero nei contrasti, sembra fuori fase e in fase. Negli ultimi minuti viene alzato da ala, perché in mezzo al campo non riusciva a lottare.
BARONI 6,5 – Le scelte di mercato in mezzo al campo lo “condannano” a giocare con un centrocampista in meno, in attesa di capire se Dele-Bashiru potrà essere un’opzione credibile in più. Conferma uno schieramento offensivo, propositivo e battagliero, quasi sfacciato negli uomini, nella speranza di poter – dopo 3 partenze negative – indovinare l’approccio alla partita. Non ci riusciamo neppure questa volta, perché dopo aver segnato con Dia ci rendiamo protagonisti dell’ennesimo black-out mentale e subiamo l’1-1. Giochiamo una buona gara, che avremmo potuto anche chiudere. Tante note positive nei singoli, male il pressing: in mezzo al campo siamo leggeri e spesso basta un’imbucata per sorprenderci e costringere la squadra a correre all’indietro. Ora il trittico in trasferta: Firenze, Amburgo e Torino. Capiremo di più di questa Lazio.