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Lazio, Lukaku: “Tare rifiutò 30 milioni per me, mi arrabbiai. Gli infortuni hanno condizionato la mia carriera”

L’ex terzino della Lazio Jordan Lukaku ha rilasciato un’intervista al magazine SoFoot, nella quale ha anche ripercorso gli anni in biancoceleste. Di seguito le sue parole:

Alla Lazio mi sono operato ad entrambe le ginocchia, quindi è stato complicato. Inoltre al mio ritorno si è scoperto un buco nella cartilagine, era veramente grande, dovevo sottopormi ad un’altra operazione. I club conoscevano benissimo la situazione, quindi non ho continuato per più di una stagione. Avrei voluto stabilità, ma gli infortuni me l’hanno impedito. Mi hanno fatto perdere il Mondiale 2018, nel calcio va tutto velocissimo. La mia carriera sarebbe potuta essere molto diversa, ma è andata così. Dopo la mia prima stagione alla Lazio, il Monaco ha contattato mio fratello per ingaggiarmi. Cinque giorni prima della fine del mercato di gennaio hanno offerto 30 milioni di euro al mio club (la Lazio, ndr), ma il direttore sportivo ha rifiutato. Ero arrabbiato, ma avevo firmato per quattro anni, non ero in una posizione forte. Poi ci sono stati i problemi al ginocchio…
Non potevo nemmeno salire le scale, quando sei giovane e sei un atleta di punta, fa male. Sono dovuto andare in prestito per giocare di nuovo e mostrarmi di nuovo. Avevano permesso a (Riza) Durmisi di lasciare il club, quindi non potevo andarmene, altrimenti (Senad) Lulić si sarebbe ritrovato da solo sulla fascia sinistra. Era una competizione sana nonostante il suo ruolo di capitano, stavo giocando. Quello che non mi è piaciuto è stato il discorso della Lazio. Il direttore sportivo pensava che comunque non avevo altra scelta che restare, perché secondo lui i club non sarebbero venuti a prendermi. Il giorno dopo ho riportato un’offerta da 21 milioni del Newcastle giusto per fargliela vedere. Prima della visita medica in Inghilterra avevo avuto una ricaduta contro il Napoli, sapevo che avrei fallito, ma sono andato comunque lì per dimostrare alla Lazio che non ero finito
“.

Di Matteo Selli

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