Con l’inizio del nuovo campionato, torna l’appuntamento consueto con le pagelle del nostro direttore Guido De Angelis, che ha dato voti e giudizi ai protagonisti biancocelesti del match dello stadio Olimpico contro il Venezia. Ecco le pagelle del debutto casalingo in Serie A Enilive 2024/25.
PROVEDEL 6,5 – Il custode dei pali torna all’Olimpico dopo un calvario che lo scorso anno lo ha visto infortunarsi cercando di andare a saltare sull’ultimo corner di Lazio-Udinese, partita che avrebbe segnato l’addio di mister Sarri e di ogni potenziale sogno di gloria. Ivan è tra le poche certezze rimaste a questa Lazio, e ripartiamo dai suoi guantoni sicuri. Non deve compiere grandi parate, se non murare Haps nel secondo tempo, fino a quando nel recupero non deve salvare la porta dal tentativo di autogol di Romagnoli. Con i piedi è sempre molto preciso e di fatto è il nostro primo regista.
LAZZARI 6,5 – Chiamato a capire chi è, a dare una risposta definitiva sulla sua carriera: rimarrà eterno incompiuto o dimostrerà nella gestione Baroni di avere imparato le direttive e gli insegnamenti di Sarri da terzino destro? Nelle ultime stagioni ha vissuto di folate da scheggia impazzita, ma era imbeccato dalla combinazione perfetta che tutti ricordiamo a memoria come un meccanismo oliato a menadito: scarico all’indietro di Felipe per Sergej, pallone telecomandato per la corsa di Manuel, che puntualmente sbagliava la misura dell’ultimo passaggio. Le ultime annate hanno fatto crescere l’ex SPAL dal punto di vista difensivo, ma non ancora a sufficienza per ritenerlo un terzino affidabile. Prima mezzora che gioca senza l’assistenza di Noslin: prova a duettare con Guendouzi ma non riesce mai ad arrivare al cross, e in fase difensiva soffre tanto Zampano. Al 33’ si accascia a terra, qualche minuto dopo si fa tutto il campo a mille all’ora, ma non lo accompagna nessuno. Nella ripresa gioca con la paura, e viene anticipato da Haps al 70’ concedendo l’ennesima occasione ai lagunari. Tuttavia, non demorde e continua a spingere. Guendouzi lo pesca coi tempi giusti e il suo assist rasoterra diventa l’autogol del tris.
CASALE 5 – Reduce da una stagione che definire terrificante sarebbe un eufemismo, deve farci capire cosa voglia fare nella vita. Un primo anno quasi perfetto, grazie anche a dei concetti difensivi studiati e quasi scientifici, seguito da una stagione prossima alla catastrofe completa. Il doppio infortunio di Gila, che di fatto ha saltato l’intera preparazione, lo rende assieme a Patric l’unica pedina possibile al fianco di Romagnoli. Parte da titolare alla prima di campionato, un’iniezione di fiducia da parte del nuovo staff tecnico. L’inizio è da incubo. Al 3’ lancia a caso in avanti un pallone centrale che Oristanio trasforma in una potenziale azione da gol. Al 5’ crea da solo una chance da rete per l’avversario. Non contento, al 30’ per evitare un fallo laterale va in scivolata e si esibisce in un retropassaggio che quasi mette in porta l’avanti del Venezia. Un disastro. Al 48’ chiude su Gytkjaer rimediando all’errore di Dele-Bashiru, al 51’ si divora un gol di testa su corner. Al 57’ il Venezia va a un passo dal 2-2, perché lui si perde l’uomo e per fortuna il suo tackle disperato inganna Haps, che calcia sul fondo. Al 77’ si fa attrarre dal pallone e il Venezia si divora il pari con Haps. Tanti errori, e la sensazione che debba ancora ritrovarsi.
ROMAGNOLI 5,5 – Approdò alla Lazio con l’avvento di Sarri, formando con Casale una coppia difensiva che finì nelle migliori quattro retroguardie d’Europa e ci garantì 21 volte su 38 la porta inviolata, roba da altri pianeti. Lo scorso anno ha abbassato il livello, e le sue caratteristiche non si sposavano minimamente con il gioco di Igor Tudor. In generale, Alessio viene da un’annata molto deludente e attendiamo che la riscatti con una stagione da leader difensivo. Poco ordinato in uscita, sbaglia qualche appoggio di troppo in un primo tempo comunque di sofferenza. Per fortuna Gytkjaer non arriva sul tiro-cross di Zampano. Nel finale deve ringraziare Provedel, che lo salva dal tabellino dei marcatori scongiurando il suo tentativo di autorete.
MARUSIC 5,5 – Il ballo degli allenatori ha finito per confermarlo e riciclarlo in più ruoli, sia a sinistra che a destra. Tra i peggiori della scorsa stagione, l’impressione è che con l’arrivo di Tavares e il rilancio di Luca Pellegrini quest’anno possa giocare più a destra che da adattato a sinistra in una posizione in cui come sapete non posso vederlo. Quest’oggi, per evitare rischi dall’inizio con Tavares, si riparte col montenegrino a sinistra, al netto delle perplessità del sottoscritto. Disordinato, è confusionario quando si getta in avanti, e come sempre deve toccare due volte la sfera prima di giocarla, per sistemarla sul piede forte. Timido, troppo timido per essere una partita contro una neopromossa. Palesa un chiaro ritardo di condizione e anche qualche chilo di troppo.
GUENDOUZI 6,5 – Lo scorso anno venne acquistato quando la società si rese conto che Kamada non potesse essere il sostituto di Milinkovic Savic. In un anno buio e un centrocampo scadente, la sua generosità lo ha reso forse – nella percezione comune – più forte di quanto essenzialmente non sia. Non ha grande qualità, ma è il nostro cavallone pazzo e ce lo teniamo stretto, perché il suo dinamismo, i suoi strappi, la sua tenacia e aggressività sono caratteristiche proprie dei centrocampisti moderni. Baroni ne ha evidenziato la mobilità: il francese non deve occupare una sola posizione di campo, ma correre a più non posso e dare ai compagni un’opzione di passaggio. Nei primi 45’ è letteralmente dappertutto, ma in maniera anarchica e senza grande lucidità. Inevitabilmente, direi. Più preciso nella ripresa, quando serve anche il pallone che Lazzari trasforma nel passaggio deviato in rete dagli ospiti per il 3-1. Esce all’87’ per Castrovilli. Se correrà tutta la stagione come questa sera, gli servirà un polmone in più.
CASTROVILLI SV – Entra per disputare i minuti di recupero, giusto per fargli ritrovare la confidenza con il rettangolo verde. E va anche vicino al gol su cross di Pedro dalla destra.
ROVELLA 5 – Era stato un acquisto importante della scorsa estate, ma il primo anno alla Lazio non è stato quello che ci saremmo aspettati: tra infortuni, scarsa personalità, tasso tecnico rivedibile, non ha reso come avrebbe potuto. Ma è giovane, è volenteroso, e sarà importante in questa stagione per i nostri colori. Non ha probabilmente le caratteristiche per fare il regista, ma non fa mai mancare un apporto feroce in mediana, ed è tra i più aggressivi nella prima riconquista. Inizio scioccante: passano 200 secondi e incespicando sul pallone in area piccola regala il vantaggio a sorpresa ai lagunari. All’11’ sbaglia la misura del cross, affrettandolo troppo per farsi perdonare. Spesso in ritardo, commette troppi falli. Ripresa di contenimento, con qualche voragine di troppo lasciata dalla squadra tra la linea della difesa e quella del centrocampo. Rimandato, assolutamente. Al 65’ entra Vecino.
VECINO SV – Entra per l’ultimo quarto di gara ma non riesce a trovare subito le misure.
DELE-BASHIRU 6 – Oggetto misterioso per gli amanti del calcio europeo, è sbarcato dalla Turchia questo ragazzo che sembra fare della corsa e dell’interdizione le sue armi migliori, ma a una prima impressione sembra peccare in quel tasso tecnico che è richiesto per giocare in Italia. Baroni gli dà subito una chance all’Olimpico dal primo minuto dell’esordio stagionale, sebbene abbia passato una buona parte della preparazione ai box. Parte bene, ma deve ancora prendere le misure: perde un pallone al 17’ e se lo va a recuperare con una rincorsa all’indietro che infiamma l’Olimpico. Sempre nel vivo del match, al 44’ arriva in porta con uno dei suoi strappi ma non vede Zaccagni e Taty tutti soli al centro dell’area. Al 48’ si fa ingolosire davanti alla difesa, e per tenere palla in mezzo a quattro rivali se la fa sradicare e manda a concludere Gytkjaer. Al 54’ sbaglia la misura del retropassaggio e regala l’ennesimo pallone agli ospiti, che non ne approfittano. Al 64’ segue il contropiede innescato da Castellanos dimostrando una tenuta fisica invidiabile. In sintesi, abbina buone cose a errori banali, e si capisce chiaramente come sia stato proiettato in un calcio di livello decisamente più alto di quello a cui era abituato. Bisognerà farlo sbagliare tanto, prima che possa diventare giocatore affidabile.
ZACCAGNI 7 – Comincia oggi una sua seconda vita calcistica. Era importante anche in questi primi anni di Lazio, ma ora è padre, ha ereditato da Luis Alberto il numero 10 sulle spalle e da Immobile la fascia di capitano al braccio. All’Olimpico, nella prima squadra della Capitale, non sono dettagli da poco. Inizia la stagione da leader tecnico e da potenziale trascinatore della squadra, e dovrà essere responsabilizzato dal premio di cui è stato insignito da società, allenatore e compagni. Nel primo tempo fa più il centrocampista che l’ala: si viene a prendere basso il pallone, subisce sistematicamente fallo e fa salire la squadra. Corre molto, si prende la responsabilità di calciare il primo rigore del dopo-Immobile. E quando sta prendendo la rincorsa ci ricordiamo tutti di essere stati abituati alla grande. Al 56′ calcia col sinistro a fil di palo. In assoluto, è sempre al centro del gioco ed è chiaramente un punto di riferimento per i compagni. Al 76′ esce per Tchaouna. Ha giocato a tutto campo, e ha convinto per abnegazione e rapidità di esecuzione.
TCHAOUNA 6 – Classe 2003, ha fatto discrete cose da ala destra con la maglia della Salernitana nella sua prima stagione italiana, ma in estate è apparso inevitabilmente alquanto acerbo e, soprattutto, ha evidenziato la necessità di dover sbagliare parecchio prima di poter ingranare. Questa sera Baroni gli concede una quindicina di minuti al posto di Zaccagni, schierandolo da ala sinistra. Ha fatto vedere qualche buona giocata, subentrando con ottimo piglio. Mi dà l’idea di essere più ala di Noslin, di cercare di più di puntare l’avversario e soprattutto di non avere timore di sbagliare. Qualche folata importante, un gol sfiorato di testa e la percezione di un ragazzo voglioso di imparare.
CASTELLANOS 8 – Dal suo rendimento sotto porta dipenderà tanto del nostro piazzamento finale. L’arrivo in extremis di Boulaye Dia, in tal senso, non depone a suo favore: la Lazio lo ha difeso, lo ha tenuto in rosa, gli ha affidato il centro dell’attacco, salvo poi rendersi conto in estate di non poterlo lasciare da solo. Il beneficio del secondo anno si dà a chiunque, ma il dopo-Immobile non è un compito semplice. Ha fisico, intelligenza calcistica, sa giocare con la squadra, ma il “Taty” non è un bomber e non vede la porta, da qui l’arrivo dell’ormai ex attaccante della Salernitana. Tuttavia, il nuovo innesto non toglie nulla al fatto che l’ex Girona debba farci vedere necessariamente qualcosa in più di 4 reti in Serie A, tre delle quali al Frosinone poi retrocesso. Questa sera inizia alla grande, ed è il migliore in campo nel primo tempo. Con la sua pressione asfissiante ruba la sfera a Svoboda e batte Joronen per l’1-1, poi fraseggia alla grande con la squadra, si guadagna dei calci di punizione, corre in modo armonioso e si procura il rigore che Zaccagni poi trasforma. Al 15’ e al 38’, su cross di Marusic e di Noslin, si esibisce in due colpi di testa eccellenti e per sua sfortuna non trova la porta. Nella prima frazione sbaglia soltanto la conduzione di un contropiede, quando ha tre compagni vicini e potrebbe calciare in porta, invece la allunga male per Noslin. Non esce mai dalla partita, ma al minuto 85 si mangia un gol quasi fatto centrando il palo dal limite dell’area piccola. Venti minuti prima aveva colpito una traversa con un destro deviato sul legno. Anche sfortunato. Esce all’87’ per Pedro. Man of the match, senza dubbio. Bravo, Taty!
PEDRO SV – Entra per gli ultimi due minuti di gioco e non è giudicabile. Mette al centro un cross per Castrovilli nelle praterie lasciate dai rivali per gli ultimi minuti di gioco.
NOSLIN 6 – – A sorpresa il club ha sborsato tanti soldi per un ragazzo che non ha mai fatto in carriera la prima punta se non nei quattro mesi a Verona con Baroni. 18/19 milioni sembrano tanti per un calciatore che nella prima metà della carriera ha dimostrato poco, e soprattutto che in Olanda ha sempre giocato da ala destra più che in area piccola. Tuttavia, tra i mantra del nuovo tecnico c’è la mobilità, l’interscambio continuo di posizioni, per non dare punti di riferimento all’avversario. Certamente, il fatto che un attaccante che è sempre stato provato per vie centrali in ritiro, poi alla prima gara che conta giochi a destra “togliendo” il posto a Tchaouna e Isaksen è quantomeno curioso. Parte male, dormendo per mezzora senza toccare praticamente mai il pallone e aiutando pochissimo Lazzari su Zampano in fase difensiva. Nell’ultimo quarto d’ora della prima frazione si ricorda di essere in campo: al 38’ sgasa sulla destra e mette sulla testa di Castellanos un cross strepitoso. Tre minuti dopo mette al centro l’assist su cui il Taty si procura il calcio di rigore del 2-1. Primo tempo comunque in chiaroscuro. Nella ripresa si limita al compitino, gli manca ancora tanta personalità. Dal 77’ esce per Isaksen. Sufficienza di incoraggiamento, ma non mi ha convinto.
ISAKSEN SV – Assapora il campo nei minuti finali, ma non è giudicabile.
BARONI 6,5 – La Lazio è l’occasione della sua carriera, è vero, e uno come lui ha l’esperienza e la gavetta giusta per assaporare a dovere ogni momento e toglierci più di qualche castagna dal fuoco. Tuttavia, si è preso una patata bollente: la nuova Lazio è piena di incognite, rebus da risolvere in fretta. Mi piace che sin dall’inizio dichiari che non c’è tempo per aspettare i giovani, bisogna fare risultati e scansare lo scetticismo e la diffidenza sin da subito. La sua prima formazione è coraggiosa, ma schiera soltanto due nuovi acquisti (Dele-Bashiru e Noslin). La squadra è tutta da registrare, in difesa soffriamo troppo, e a centrocampo manca davvero tanta qualità. Buona la prima, comunque: era importante partire bene e in una giornata in cui steccano quasi tutte abbiamo comunque risposto presente.