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Esclusiva Lazialità – Daniele Tonello: “I club portano appartenenza, oggi la Lazio è Lotito-dipendente”

Una serata dedicata alla nascita del nuovo Circolo Velletri Biancoazzurra ma anche ai ricordi, quella andata in scena il 9 luglio sera a Giulianello (LT) per la nascita di un nuovo club laziale a Velletri. Tantissimi gli ospiti di alta caratura come ad esempio, Daniele Tonello figlio dello storico dirigente della Lazio, Angelo. Storico dirigente della società capitolina nonché braccio destro del Presidente Umberto Lenzini.
Daniele, intercettato dalla nostra redazione, ha rilasciato una corposa intervista su quello che è stata la serata, sulla Lazio e sulle gesta del papà.

Di seguito l’intervista completa.

Qualche considerazione su questa serata?

“Serata fantastica. Avevo già conosciuto i ragazzi del direttivo in occasione della mostra “Meravigliosa – La Lazio più bella di sempre” fatta qui a Velletri. I club rappresentano, fin dai tempi di mio padre, l’anima della tifoseria, sono stati lo zoccolo duro dei tifosi negli anni ’70, ’80 e ’90 e si tratta dunque di una grande iniziativa. Per noi stare insieme ai tifosi è un onore e ci emoziona sempre il grande senso di appartenenza che ci trasmettono”.

Suo padre è stato molto importante per la Lazio, può raccontarci qualche aneddoto che le ha lasciato?

“Mio padre è entrato alla Lazio perchè era innanzitutto un tifoso. Conobbe il presidente Lenzini in una trasferta storica quando la Lazio era in Serie B a Potenza. Ha fatto trent’anni in biancoceleste nel settore organizzativo e in quei tempi, fine anni ’60, in società c’erano cinque persone ed era una famiglia a tutti gli effetti. Il suo incarico era molto vario, perché l’organizzazione stadio comprendeva rapporti con i tifosi, stampa, forze dell’ordine ecc. Mi ha trasmesso il fatto di vivere il calcio in modo particolare seguendolo dall’interno. Non nego di aver avuto anche io il mio percorso da ultras, dato che nonostante avessi la tessera omaggio per la Tribuna Monte Mario, a volte andavo in curva e compravo anche il biglietto”.

Questa sera sono presenti i figli di Pulici, Wilson e D’Amico: come si è creato il rapporto con queste figure e con i loro papà?

“Fa molto piacere raccontarlo dato che noi ci conoscevamo ma ci frequentavano poco. Poi in occasione dell’evento di di padre in figlio, ma in particolare con questo cinquantenario, ci siamo ritrovati. Anche grazie alle figure di Giancarlo Oddi e Massimo Maestrelli che per noi rappresentano zio e fratello maggiore. Oggi ci sentiamo come dei fratelli ed è nato un grande gruppo in maniera naturale. Questo rappresenta il simbolo della lazialità e l’appartenenza alla S.S. Lazio”.

Com’è cambiata secondo lei la comunicazione da quando la curava suo padre ad oggi?

“Bisogna dire che negli anni è cambiato il mondo. Mio padre è stato nella Lazio fino al ’98/’99, dunque gli anni di Cragnotti. L’avvento di internet ha cambiato totalmente quello che era il suo lavoro, visto che per farlo oggi servono almeno 5/10 persone. La Lazio di oggi mi sembra che non abbia rapporti con la stampa, al contrario di com’era in passato dato che annoverava grandi addetti stampa e giornalisti. Nell’epoca recente paghiamo questo mancato rapporto, dato che è palese che non veniamo considerati dalle televisioni e dalla carta stampata”.

Un parere sulla situazione attuale della Lazio?

“Io penso che la Lazio di oggi sia Lotito-dipendente, dato che una società dovrebbe essere strutturata con delle figure come direttore sportivo, direttore generale e area tecnica, qui manca questo. Non c’è un progetto sul mercato, sembra che si vada avanti a colpi di fortuna. I tifosi sono sfiduciati perché non si è mai fatto quel salto di qualità. Ho molta delusione”.

Sul nuovo tecnico Baroni e sulla vicenda Immobile?

“Baroni mi sembra un buon tecnico, anche se non l’ho seguito molto. Su Immobile penso che se vuole andare va venduto. Anche mio padre diceva che quando un giocatore è da tanti anni in una squadra deve cambiare aria, altrimenti diventa troppo un personaggio, mentre in primis deve esserci la squadra. Ciro rappresenta la storia della Lazio, ma è quasi a fine carriera e, se vuole andare, è meglio che vada accontentato”.

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