Dopo l’introduzione del Presidente Claudio Lotito, è la volta di Marco Baroni. Il nuovo allenatore della Lazio si è presentato direttamente nella sala stampa del centro sportivo di Formello. Ecco l’intervista integrale.
Noi dobbiamo lavorare duramente, io so che sto ereditando una squadra che ha cultura del lavoro, dovremo semplicemente intensificare. Io curo i VALORI, un aspetto fondamentale che fa la differenza in tutto. Lo spirito laziale la squadra lo deve avere da subito, nel calcio non c’è tempo, dobbiamo lavorare sulla dedizione, sulla passione, sull’essere attaccati al lavoro, perché quando una squadra va sul campo e dimostra a chi la guarda queste componenti di determinazione e compattezza, il più è stato fatto.
SULLA CHIAMATA TARDIVA…
Io sono felice di essere qui, è il momento più alto della mia carriera, credetemi: c’è tanta voglia, tanta consapevolezza, io sono uno che ama le sfide e voglio trasferirlo alla squadra. Noi non vogliamo avere paura, io voglio una squadra che senta la sfida. La squadra deve giocare per i tifosi.
A VERONA UN MIRACOLO SPORTIVO. COSA HA IMPARATO?
Nella mia vita ho sempre avuto un principio: se non vinco, imparo. E’ stato bello a Verona, perché nella vita hai tanti modi per affrontare le difficoltà, ma la difficoltà è una chance meravigliosa. Qui sarà diverso, qui c’è qualità, abbiamo perso dei giocatori importanti che hanno fatto la storia, ma questo per i nuovi è un passaggio di testimone, dovranno partire da lì con entusiasmo. Voglio che la squadra faccia un calcio che emozioni.
SUL MERCATO. SODDISFATTO? COSA MANCA?
Io non guardo mai quello che manca, guardo quello che ho, sono arrivati calciatori giovani. Son contento che il Presidente lo abbia detto, c’è stato un ringiovanimento che si lega al calcio che vogliamo proporre. Io non metto mai le mie idee, ma i calciatori al centro del progetto: prendiamo gli atleti e gli facciamo ottimizzare le prestazioni. La parola COLLETTIVO è fondamentale, il valore del singolo non fa mai il valore di un collettivo.
DUE ANNI FA LA LAZIO ARRIVAVA SECONDA, OGGI QUALE L’OBIETTIVO? IL MODULO?
L’impianto sarà di una difesa a 4, all’interno di questo ci saranno delle possibili varianti, ma da lì non ci spostiamo. Cosa dobbiamo fare? Metterci dentro la compattezza, l’equilibrio, la ferocia, il dinamismo. Sugli obiettivi, io parto dalla squadra, dal lavoro. Il mio è quello di migliorare il campionato scorso, abbiamo 47 partite, l’obiettivo è di farne di più, sono più di 5mila minuti, conterà l’intero organico. E’ cruciale che ognuno giochi al proprio massimo.
NUOVO CICLO, MA RESTANO I SENATORI. COSA POSSONO DARE?
Non parliamo di ‘senatori’, parliamo di cultura. L’integrazione tra i nuovi sarà cruciale, ci sono giocatori importanti, c’è gente desiderosa di lavorare, a me interessa questo, portare un clima di fiducia, di gioia nel lavoro, io parto da queste cose.
QUANDO GASPERINI PARLA DI BARONI E DEL FATTO CHE NON VINCA SOLO UNO, COSA PENSA?
Gasperini ha detto delle belle parole, a volte gli allenatori vengono valutati per un trofeo, per una vittoria, vince però solo uno. E ci sono allenatori che vincono nel loro obiettivo, che può essere una salvezza, un piazzamento. C’è stima reciproca, lui si riferiva a chi dentro un’annata raggiunge insieme ai tifosi un obiettivo. Non voglio parlare dei singoli, abbiamo valutato alcuni calciatori, io devo farli integrare in un gruppo solido e forte. Bisogna guardare alle attitudini del calciatore.
13 ANNI FA ALLENAVA LA PRIMAVERA DELLA JUVENTUS, POI HA ALLENATO IN B E IN C…
Io non guardo mai indietro, guardo sempre avanti. Il nostro lavoro è così, oggi è già il passato.
SUI SENTIMENTI. LEI ARRIVA DURANTE UNA CONTESTAZIONE…
Io dico sempre che non esiste squadra senza i suoi tifosi, ma il primo passo lo deve fare la squadra, quando una squadra si dona e lotta, il pubblico le viene dietro.
CON TUDOR E SARRI NON CI SONO STATI PROBLEMI. LE DIMISSIONI DI DUE ALLENATORI L’HANNO FATTA RIFLETTERE?
Io ho grande rispetto per i miei predecessori, ognuno ha la propria storia.
PROBLEMI DELLO SPOGLIATOIO, DIMISSIONI. CREDE SIA OPPORTUNA UN’ALTRA FIGURA CHE FACCIA DA COLLANTE TRA LEI E LA SOCIETA’?
No, io non vedo queste problematiche, qui c’è un gruppo di lavoro che ha voglia. Io ricorderò la fortuna che abbiamo. Ricorderò ogni giorno che quello che noi spendiamo sul campo è straordinario.
SULLE PROSSIME SCELTE SUL MERCATO, CI SONO DEGLI INCEDIBILI?
Il coinvolgimento è stato totale. Qui noi non mandiamo via nessuno, ma serve chi abbia voglia, chi senta di voler essere qui.
CI RACCONTA QUALCOSA DELLO STAFF? GREENWOOD?
Greenwood può alzare l’asticella in modo assoluto. Il valore lo conosciamo. Io so che è bravo, può giocare dovunque, non voglio però parlare di mercato né dei singoli. Qui siamo venuti col mio secondo, col preparatore atletico, poi ho un collaboratore all’interno, e due match-analyst, abbiamo poi trovato già due preparatori, due ragazzi giovani con cui già ho parlato.
SARRI?
Mi ha chiamato per salutarmi, c’è tanta stima.
CALCIO IN VERTICALE?
A me non piace attendere. Col Verona contro la Lazio siamo partiti a 4, poi ci siamo messi a specchio. Io leggo la partita, a me piace un calcio di ritmo, non ho modelli prestabiliti. L’impianto, però, è la difesa a 4 e il doppio esterno, poi c’è la variante della punta col sottopunta, 4-2-3-1 o 4-3-3.
LE SUE EMOZIONI? IL DERBY?
In questo momento l’emozione c’è, ma ci sono consapevolezza e responsabilità, ma sono il nostro cibo, la nostra linfa, altrimenti non puoi fare calcio. In questo momento c’è una grande lucidità, una grande convinzione, sono per la lucidità del lavoro, il lavoro è quello che ti porta dove vuoi arrivare. La stracittadina è importante, è bellissima, ci sarà tempo per prepararla ma ci arriveremo senza sbagliarla.
IL CENTROCAMPO?
Ho le idee molto chiare, non voglio parlare dei singoli, le mie idee devono avere un riscontro sul campo nelle attitudini del calciatore.