Nel corso della trasmissione odierna “Quelli che hanno portato il calcio a Roma”, in onda ogni mattina dalle ore 10:00 alle 13:30 sui 98.100 di Radiosei, l’ex attaccante della Lazio, Felipe Caicedo, è intervenuto ai microfoni del nostro direttore Guido De Angelis.
Il centravanti ecuadoriano, classe 1988, ha vestito la maglia biancoceleste dal 2017 al 2021, collezionando 139 presenze condite da 33 gol e 15 assist. Durante la sua esperienza nella capitale, l’attaccante ha alzato al cielo due volte la Supercoppa italiana (2017-2018; 2019-2020) e una Coppa Italia (2018-2019).
Di seguito le sue parole: “In questo momento sono tranquillo e in famiglia. Mi godo il tempo con mia figlia e mia moglie. Lazio? Cerco di seguirla sempre. Mi è rimasta tanto nel cuore, ho amici a Roma e un buon rapporto con tutti i tifosi, mi sento sempre di dare una spinta in più a loro ed ai ragazzi che giocano. Questa stagione? Ho vista una Lazio che ha perso un po’ di identità e non ha saputo mantenere quello che aveva costruito con Sarri. Il bilancio generale è che è stata una Lazio poco riconoscibile”.
–Sui compagni di squadra: “Ogni tanto sento qualcuno ma della Lazio mia ne sono rimasti pochi. Non è la Lazio che ho vissuto io. Inzaghi? Si vedeva che era un allenatore competete, un predestinato. Si intravedeva qualcosa di diverso in lui. Non mi sorprendo nel vedere quello che sta facendo all’Inter. Ha anche uno staff di alto livello, che è quello che ho avuto io. Sanno come parlare al calciatore e lavorano bene, così è più facile”.
-Sul rapporto con Inzaghi: “Ogni tanto mi faceva entrare tardi ma con lui era così, litigavamo ma dopo 10 minuti ci abbracciamo, lui è bravissimo in questo. Sapeva che mi arrabbiavo quando giocavo poco ma sapeva farmi sentire importante”.
-Sulle critiche iniziali e sul futuro: “Le critiche fanno parte del calcio, ci stanno. Futuro? Sto pensando di continuare nel calcio, magari come allenatore o direttore spiritavo ma ancora non ho finito di giocare. Mi alleno e vedo se arriva qualche chiamata”.
-Su Immobile: “Ciro sa che deve tirare fuori il veleno che ha dentro, perché è un bomber e rimarrà tale. Deve stare tranquillo perché i gol continuerà a farli. Ha fatto la storia della Lazio e tutti noi che abbiamo giocato con lui ed i tifosi siamo al suo fianco. Gol più bello che ho fatto? Il più bello e importante è stato quello contro il Cagliari al minuto 98. Significava tanto perché eravamo in corsa scudetto. Gol contro la Juventus? Bravo anche Correa, molto del merito è suo ma il gol di Cagliari ha un altro sapore”.
-Sulla lotta scudetto nel 2020 e sul ritorno in città: “Io non credo alla scaramanzia, io ci credevo a quello scudetto. Eravamo in fiducia, ci credevamo tutti ma nessuno voleva dirlo. Io ho avuto il coraggio di dirlo durante la festa del 120 anni. Purtroppo con la pandemia ci siamo fermati. Voglio tornare in città, uno di questi giorni dovrò farlo. Appena torno a Roma Guido sarai una delle prime persone che chiamerò”.
Di Alessandro Sciacqua